Bella gara, ogni errore costava caro, chiedere a Norris
Il Gran Premio del Canada è stato senza dubbio una gara più che gradevole. Decisamente tirata tra i piloti di testa, con una certa dose di strategia, e una fase finale dove i primi erano comunque tutti racchiusi in una manciata di secondi e quindi ogni errore si poteva pagare carissimo. Ovviamente il suo errore l’ha pagato molto caro Lando Norris, che era stato autore in realtà di un’ottima gara di rimonta, di ritmo e di passo, le sue armi migliori, migliore di Piastri ancora una volta quando c’è da gestire le gomme negli stint lunghi, ma tutto è andato sprecato per un erroraccio che gli è costato la gara e ha rischiato di costare molto di più al suo team. Norris si è prima posizionato in un angolo senza uscita, probabilmente nella speranza di rimanere molto vicino e di infilarsi all’interno una volta che Piastri avrebbe aperto la traiettoria per staccare a curva 1, ma si è lasciato risucchiare dalla scia, andando (dati alla mano) anche sul freno violentemente un attimo prima del contatto, quando aveva realizzato ciò che stava per accadere, ma era ormai troppo tardi. Obiettivamente un peccato, perché l’impressione è che il mondiale lo stia vincendo il pilota più concreto, freddo e determinato, che merita la leadership ma che non è necessariamente il più veloce dei due.
Mercedes alla prima stagionale, non è stato casuale
Al di là del duo McLaren la gara l’ha ovviamente vinta bene George Russell e la sua Mercedes. La W16 sulla pista di Montreal era decisamente a suo agio per una serie di fattori che si erano già visti al venerdì, con una simulazione di gara che sembrava già molto promettente. Il retrotreno della vettura di Brackley è il punto più forte della monoposto, e la nuova sospensione posteriore, sui cui evidentemente gli ingegneri hanno trovato le giuste regolazioni, ha consentito di fare un passo avanti, anche in gare con la monoposto più alta e morbida, soprattutto appunto al posteriore per garantire la miglior trazione. In Cina Leclerc definiva la Mercedes “un dragster” per come gli scappava in uscita dalle curve e quale miglior tracciato di una pista stop and go, con ripartenze sempre da basse velocità nessun curvone che mette troppa energia negli pneumatici e lunghi rettilinei con l’aria a 22 gradi che può contenere il picco di temperature senza problemi. L’asfalto a quasi 50 gradi non doveva trarre in inganno: l’aria fresca e la poca energia nelle gomme generava addirittura graining all’anteriore, a conferma di una condizione, comunque, molto specifica e totalmente diversa per esempio da Barcellona. Partendo da questo presupposto Russell ci ha poi messo del suo, in una stagione di altissimo profilo del pilota inglese, che sta continuando a correre con un livello che meriterebbe la corsa al titolo: fantastico già in qualifica nel suo giro pole al sabato, partenza perfetta, gara senza errori o sbavature nonostante Verstappen fosse sempre comunque vicino. Grazie a questo pacchetto, Mercedes ha anche mostrato un’ottima gestione della gomma, anche se con la necessità di portare tutto al limite, come ha confessato Antonelli dopo la gara, dicendo che gli è bastato spingere appena troppo dietro a Verstappen per mettere in crisi il suo set di pneumatici.

Red Bull in difficoltà con la gestione gomma, McLaren stava uscendo nel finale
Alla super performance Mercedes va fatta rilevare una prestazione ovviamente buona, ma inferiore rispetto a molti altri weekend, della Red Bull. Il degrado mostrato dalla monoposto di Verstappen è stato decisamente più marcato, soprattutto a serbatoi pieni, con due pit molto anticipati per il Campione del Mondo in carica, che ha poi trovato un passo migliore verso la fine della gara a macchina scarica. L’impressione è che non ci fossero troppe vie di scampo rispetto ad alzare e ammorbidire la vettura su questa pista, e in queste condizioni la monoposto di Milton Keynes, che dà il suo meglio quando è bassa e rigida, fatica ad estrarre il proprio miglior potenziale. D’altra parte, anche Tsunoda (partito dal fondo per una penalità onestamente discutibile), non è riuscito a recuperare fino alla zona punti, dando l’idea di una vettura comunque non particolarmente brillante. Se lo aspettava comunque Verstappen, che aveva preannunciato la fatica a gestire le gomme già dopo le qualifiche, e in generale è difficile pensare che potesse fare di più.
La pista di Montreal (cornice sempre splendida) ha comunque la tendenza ad appiattire i valori in pista di questa generazione di vetture, data la differenza quasi nulla a livello di Power Unit e la necessità di girare appunto alti e morbidi, e per questo anche la McLaren non aveva particolari armi a sua disposizione. Nel complesso però la gara di Norris fino all’incidente era stata particolarmente buona, con una chance concreta di podio. Se Lando non fosse partito così indietro per la brutta qualifica, avrebbe potuto aspirare a giocarsi la vittoria con Russell, ovviamente al netto dei buchi neri che vediamo nelle battaglie corpo a corpo.
Ferrari tra freni ed errori. L’unico pit per Leclerc era da provare, ma non avrebbe cambiato il risultato
Per quel che riguarda il team di Maranello la trasferta canadese è ancora una volta avara di soddisfazioni. Troppe le cose accadute e Leclerc e Hamilton nel corso del weekend perché potessero entrare in una competizione così tirata come è stata quella di testa in questa gara. Da questo punto di vista ha ragione Vasseur quando dice che non è stato massimizzato il pacchetto della SF-25. Lato Hamilton al di là della scarsa confidenza del sette volte iridato con questa monoposto, ci si è messa anche una marmotta suicida (purtroppo su questa pista sono frequenti e pare non ci sia modo di tenerle al sicuro, anzitutto per loro) oltre ad un pedale del freno che si è pericolosamente allungato per gran parte della gara rendendo le staccate molto complicate su una pista tutta frenate e accelerazioni.

Per quel che riguarda Leclerc al di là dell’errore nelle libere ha sicuramente pesato sul risultato anzitutto la partenza in ottava piazza per quanto accaduto in qualifica. Ma non solo. Il pilota monegasco è stato costretto per gran parte della gara ad una enorme quantità di “lift and coast”. Se in Spagna l’indagato numero 1 era il fondo, a Montreal, vista l’insistenza con cui il box chiedeva a Leclerc e come il monegasco fosse costretto ad effettuarlo ovunque, i sospetti vanno su elementi sensibili alle temperature, ed alla luce anche di temperature fresche dell’aria e di Power Unit nuove, rimangono i freni nella lista dei presunti colpevoli. Quello appunto dei freni è un capitolo spesso sorvolato largamente ma che, se si uniscono i puntini, si sta rivelando sempre più un punto debole della rossa da più anni. Abbiamo visto gare in cui sono nati problemi di surriscaldamento asimmetrico dei dischi anteriori, ascoltiamo Hamilton lamentarsi in continuazione dell’impianto frenante (cosa che viene spesso archiviata come semplice difficoltà a cambiare sistema), sappiamo che la Federazione ha recentemente effettuato un controllo approfondito sulla rossa proprio sull’impianto frenante e, in una gara particolarmente selettiva su questo fronte come il Gran Premio del Canada, Hamilton si è ritrovato un pedale lunghissimo per quasi tutto il GP e Leclerc ha dovuto spesso lasciare quasi 2 decimi a curva per effettuare lift and coast, per abbassare la velocità massima al punto di staccata e quindi il picco di carico sull’impianto frenante. Fin quando ha potuto spingere Leclerc ha tenuto un passo non dissimile da Norris (tra 1 decimo e massimo 1 decimo e mezzo più lento) ma nei giri in cui il tema è diventato critico i tempi si alzavano anche di 1 secondo. Se sommiamo quindi il non girare al venerdì, la partenza dall’ottava casella e il continuo Lift and Coast per i freni pensare di fare chissà quale miracolo con la strategia diventa pleonastico. In generale guardano sia i dati che il momento della corsa, l’impressione è che lo spazio per un tentativo di sosta unica con Leclerc fosse possibile, e che questo avrebbe potuto mettere il monegasco più vicino a Norris nell’ultima fase di gara, specie per due fattori: non c’era letteralmente nessuno dietro in grado di avvicinare Leclerc se non Hamilton, e la gomma media ha dimostrato di essere comunque migliore a macchina più leggera. Ciò detto da una rapida simulazione fatta sui tempi di gara il risultato che otteniamo è lo stesso della attuale classifica per cui i problemi sopra elencati ci sembrano alla fine decisamente più indicativi sul weekend di Leclerc e della Ferrari in genere.
Antonelli un talento in buone mani
Non possiamo non chiudere con qualche considerazione sul primo fantastico podio di Andrea Kimi Antonelli. Era partito in difficoltà il venerdì, specialmente per l’utilizzo delle mescole più morbide della gamma che richiedono tanta gestione e che il giovanissimo bolognese deve ancora padroneggiare come è normale che sia. Ma nonostante questo Antonelli ha costruito un fine settimana in crescita, ha trovato le soluzioni, il ritmo, ha piazzato una buona qualifica prima e poi una super partenza, perfetta nel racecraft del primo giro, quando è servito, per poi condurre una gara da veterano, sempre “a vista” con la testa della corsa, talvolta in zona DRS con Verstappen e braccato nel finale dal duo McLaren, ma senza mai commettere errori. Chi scrive guarda i dati di Antonelli sessione dopo sessione ed è intimamente convinto che l’italiano sia un talento vero, uno di quei fenomeni che arriverà in alto in Formula 1. C’è da considerare però che Kimi ha dalla sua un team che sta adottando l’approccio perfetto per farlo crescere, e corre con la voce di Peter “Bono” Bonnington nell’orecchio. Un ingegnere fantastico che, trovandosi terreno fertile tra le mani, lo sta guidando giorno dopo giorno nella sua crescita. Grazie a questo percorso il talento del 18enne può sbocciare nella maniera corretta. Per il pubblico italiano che lo tifa non resta che osservare e godersi le imprese che sicuramente arriveranno.
Gara decisa dagli azzardi in qualifica di usare medie al posto delle soft (ennesimo flop Pirelli). Stop. Nessun sorpasso, se non di gomma, trenino alla Monaco.
Ho paura che totone se lo terrà stretto
non è necessariamente il più veloce dei 2″
5 vittorie a 2
4 pole a 2
Doppio 6-4 tra quali e gara
8 podii a 7
+22 in classifica
Quello globalmente più veloce dei due è davanti, il ’24 è finito