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La lezione di Kimi

Antonelli sui banchi di scuola per la maturità: a diciott’anni sembra aver capito che il traguardo più importante non è solo quello della pista, ma quello di una vita che non si piega alle scorciatoie

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A questo punto, bisogna essere onesti: fa strano pensare a Kimi Antonelli, diciottenne bolognese che sfreccia a trecento all’ora verso il futuro della Formula 1, chino sui libri alla vigilia degli esami di maturità. E infatti oggi, mentre i suoi coetanei affronteranno il tema di italiano, anche lui sarà lì, all’Istituto Gaetano Salvemini di Casalecchio di Reno, a misurarsi con penna e foglio protocollo. Dal “muro dei campioni” di Montreal che ha sfiorato per conquistare il primo podio in Formula 1, rompendo un digiuno italiano che dura dal 2009, al banco di scuola, come un qualunque ragazzo della sua età. O quasi.

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“Quasi” perché Kimi proprio qualunque non è. È un predestinato, uno di quei talenti che sembrano nati con un destino già scritto, ma che scelgono di scriverlo con le proprie mani. La madre Veronica, in un’intervista al Resto del Carlino, lo racconta con quell’orgoglio sobrio di chi sa che il talento non basta senza il lavoro: “Se vuole diplomarsi, deve sostenere la maturità. Come tutti”. Nessun privilegio, nessuna corsia preferenziale. Kimi ha scelto di frequentare una scuola normale, di stare con i suoi compagni, di non lasciarsi inghiottire dal vortice dorato dello sport professionistico. E questo, in un’epoca di carriere precoci e vite preconfezionate, ha un sapore quasi rivoluzionario.

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Il suo ex preside, Carlo Braga, lo descrive al Corriere di Bologna come un ragazzo anomalo, non solo per il volante ma per la testa. Nel 2020, a soli quattordici anni, Kimi si presenta da solo nell’ufficio di presidenza, fresco di scuole medie, a raccontare di go-kart e ambizioni, con una maturità che colpì il preside. “Capii subito che avevo di fronte un ragazzo speciale”, ricorda Braga. E i voti, a quanto pare, non mentono: una media sopra l’8, una frequenza costante nonostante i Gran Premi, le trasferte, la pressione di un mondo che ti vuole adulto prima del tempo.

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La maturità, quella vera, Kimi la sta dimostrando così: conquistando il podio a Montreal, ma anche tornando a Casalecchio per sedersi tra i banchi. È la lezione di un ragazzo che, a diciott’anni, sembra aver capito che il traguardo più importante non è solo quello della pista, ma quello di una vita che non si piega alle scorciatoie. Forse, a questo punto della sua straordinaria carriera, per Kimi Antonelli, la vera corsa è quella di restare se stesso. Speriamo la vinca.

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I commenti dei lettori

28 responses to “La lezione di Kimi

  1. Questi sono articoli da leggere così come sono e i commenti da denigratori sono non graditi dalla maggioranza di chi legge, quindi perdete tempo da un’altra parte

      1. Se non siete in grado di capire non è un problema mio probabilmente ci sono carenze affettive e di egoismo smisurato

  2. Va bene si…la maturitá.
    Tanto con i milioni che ormai ha e avrá penso che di quel pezzetto di carta proprio non ne ha bisogno.

    1. Non tutte le persone sono corrotte dai soldi. Ci sono persone che ancora danno valore a cose come prendersi un diploma senza scorciatoie senza che ne abbiano bisogno, ma per etica e rispetto

    2. Non ho capito… io esprimo un ragionamento che sa di educazione e rispetto verso chi legge indistintamente non valuto una persona dai soldi che ha in nanca

    3. Non ho capito… io esprimo un ragionamento che sa di educazione e rispetto verso chi legge indistintamente non valuto una persona dai soldi che ha in banca

    4. nel mio corso di studi (Fisica magistrale) c’è un pensionato di 65 anni, benestante, (ex ingegnere Finmeccanica) che si è iscritto solo per amor di conoscenza, non certo per il pezzetto di carta

  3. magari spero che prima o poi gli venga anche la voglia di iscriversi all’università, magari ad una facoltà STEM

    1. Se è x il pezzo di carta formale, vabbè;
      ma 14 anni di motorsport, tutoraggio MER, simulazioni, assetti, telemetrie, dinamica del veicolo, aerodinamica, meccanica, etc non c’è miglior scuola..

      1. non dico che il “pezzo di carta” sia indispensabile, ad ogni modo, da quel che si legge ha pure una bella media di voti

  4. Nascere perdente non è una condanna… arrendersi sì. Mentre la massa si arrende, tu combatti! ha detto:

    Ok lo avete già rovinato definendolo predestinato, complimenti, un altro talento così. Che lungimiranza, le lezioni della vita non insegnano proprio niente 😅

  5. Bell’articolo direttore (come sempre del resto), grazie per sottolineare sempre il lato umano dei motori

  6. Che dire? Bravo Kimi, anche per l’esempio che da. E brava la famiglia ad aver tirato su un ragazzo così. Speriamo non si perda per strada.

  7. Non so come faccia a gestire quella pressione si correre in un top team a 18 anni… È un ragazzino ma con due grandi s…palle!

  8. È un bravo ragazzo, di buona famiglia (non perchè ricchi ma perchè educano il ragazzo) quindi difendiamolo e coccoliamolo, avrà bisogno anche di noi per riuscire a raggiungere i traguardi a cui ambisc

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